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lunedì, Dicembre 30, 2024
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Sibona S.p.a.

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Sibona S.p.a.

Via Castellero, 5
12040 – Piobesi d’Alba (CN)

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+39 0173 614914
info@distilleriasibona.it
www.distilleriasibona.it

Regione: Piemonte

Bonollo S.p.a.

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Bonollo S.p.a.

Via Mosca, 5
41043 – Formigine (MO)

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+39 059 578700
info@bonollo.com
www.bonollo.com

Regione: Emilia Romagna

Distillerie Berta S.r.l.

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Distillerie Berta S.r.l.

Via Guasti, 34/36
14046 – Frazione Casalotto Mombaruzzo (AT)

Contatti
+39 0141 739528
info@distillerieberta.it
www.distillerieberta.it

Regione: Piemonte

Berta: una famiglia, un territorio. E’ questo il fil-rouge che da quattro generazioni guida le scelte e l’operato dell’azienda traducendosi in cultura del territorio, passione, dedizione e nella volontà di veicolare questa filosofia attraverso le grappe prodotte. Nella splendida cornice delle colline del Monferrato, patrimonio Unesco, si inserisce serenamente la casa della grappa: in un ambiente caldo e ovattato gli alambicchi di rame a corrente di vapore lavorano in modo lento e oneroso per trasformare le vinacce umide e profumate nel distillato potente, ma armonioso. Quattro cantine di invecchiamento per un totale di oltre 3000 metri quadrati, ospitano migliaia di botti e barrique di essenze diverse contenenti le pregiate annate delle Grappe Invecchiate. Intorno alla Distilleria sorge per volontà della famiglia, un parco naturalistico che si sviluppa su circa otto ettari di terreno. Berta non è solo grappa, ma anche pasticceria per la produzione di un dolce tipico, l’Amaretto di Mombaruzzo e accoglienza con due strutture dedicate: Villa Prato una dimora settecentesca inaugurata nel 2016 come relais de charme, centro benessere e grapperia d’eccellenza e Villa Castelletto una struttura ricettiva operativa dal 2009.
Le Distillerie Berta sono visitabili tutti i giorni. E’ possibile prenotare un tour guidato con degustazione.

 

Distilleria Gualco

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Affascinante. In un mondo dove tutto va a mille all’ora, dove le multinazionali gestiscono le proprie aziende con statistiche, previsioni e algoritmi, noi arriviamo dove il tempo, almeno per certe cose, si è fermato e le attività si gestiscono con esperienza, passione, lavagna e gesso.
Arriviamo a Silvano d’Orba alla Distilleria Gualco.

La storia della Distilleria Gualco ha inizio nel remoto 1870, allorché Paolo Gualco, in precedenza bottaio, fonda la Distilleria Gualco Paolo.
Suo figlio Paolo II, ex garib

aldino ed a lungo sindaco del paese, prosegue l’attività del padre, mentre l’altro figlio Matteo I, dopo aver bene avviato un allevamento di bachi da seta, fonda per proprio conto la Distilleria Gualco Matteo.
Duilio, figlio di Gualco Paolo II, tornato dall’Argentina in patria nel 1932, prosegue l’attività del padre e del nonno. Bartolomeo, figlio di Matteo I, tornato anch’egli dall’Argentina, dopo aver collaborato con lo zio Paolo, nel 1934 fonda la Distilleria Gualco Bartolomeo, che, pur essendo la più piccola, sia per la qualità della grappa che per il carisma del distillatore (detto non a caso il mago della grappa), diventa ben presto la più famosa.
Bartolomeo, che non ha figli, tra i nipoti sceglie Susanna, figlia di Duilio, come la più adatta a continuarne la tradizione.

Susanna si trova così a riunificare in sé l’esperienza e le aziende del padre e dello zio e ne porta avanti le antiche e gloriose tradizioni. 
Più avanti anche il cugino Benito Gualco, figlio di Matteo II, smette di distillare e passa la clientela a Susanna, che diventa così l’unica continuatrice di tutte le tre distillerie Gualco.
A sua volta, Susanna ha tramandato la sua grande esperienza al figlio Alessandro Soldatini ed ai nipoti Giorgio e Marcella, attuali titolari della distilleria Gualco: la tradizione della distilleria Gualco sta continuando anche con le nuove generazioni.

La Visita

La visita alla Distilleria vera e propria è un tuffo nel passato, l’ingresso in uno scrigno che custodisce vecchie tradizioni e segreti.
A causa della dimensione ridotta dell’impianto, la produzione è limitata ma di grande qualità.

L’impianto per la produzione della grappa della Distilleria Gualco è uno storico alambicco a bagnomaria alla piemontese, l’ unico impianto di distillazione da grappa brevettato in Piemonte.

La Regione, per questo motivo, con suo specifico decreto (D.G.R. 22/gennaio/2001 N. 39-2046), ha individuato tra i prodotti agroalimentari tradizionali del Piemonte, unica tra i distillati, la grappa prodotta in questo modo.
Con questo impianto discontinuo il mastro distillatore carica per ogni “cotta” una limitata quantità di vinaccia ed ottiene pochi litri di grappa con caratteristiche uniche e ben differenziate.
 Il procedimento a bagnomaria, come facilmente intuibile, presenta il vantaggio di impedire che le vinacce raggiungano temperature troppo alte, il che causerebbe sentori di fumo e bruciato nella grappa ottenuta.

Il bagnomaria piemontese si distingue dagli altri impianti di questo tipo perché è un sistema a “vinacce emerse”, il che significa che le vinacce che arrivano in distilleria vengono distillate allo stato solido conservando la loro naturale umidità, quella derivante dai residui di mosto presente nelle bucce dell’uva dopo la pigiatura.

Non viene aggiunto nessun tipo di liquido, ne acqua, ne tanto meno la feccia, madre di alcuni dei peggiori difetti della grappa.

Nel caso della Distilleria Gualco “l’alambicco” contiene circa duecento chili di vinaccia ed in poco meno di un’ora viene prodotta una quantità variabile tra i 10 e i 15 litri di grappa all’incirca 60% vol. alc. 
Come specifica un cartello appeso da quasi un secolo in distilleria, come combustibile per alimentare l’impianto vengono utilizzati “Semigasogeni Autarchici”, le vinacce esauste appena distillate.

La vecchia bottega non è comunque meno carica di fascino e non riesco a uscirne indenne.
Per fare un tuffo nel passato e nella passione per le cose buone consiglio a tutti una visita a questa bellissima Distilleria.

Grappa Mandamara – Distilleria Gualco

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Una Grappa di altri tempi. Creata da Bartolomeo Gualco, nonno del Dott. Alessandro Soldatini attuale titolare della Distilleria Gualco di Silvano d’Orba (Alessandria) e prodotta probabilmente con un disciplinare diverso da quello odierno.
Questa Grappa è aromatizzata con mandorla amara. Nella versione odierna (che comunque segue la stessa ricetta) c’è una fusione delicata e accattivante dei sentori della Grappa classica con la mandorla amara.
La data di produzione di questa bottiglia è incerta ma comunque antecedente al 1971.

Levi Serafino di Levi Romano S.r.l.

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Levi Serafino di Levi Romano S.r.l.

Via XX Settembre, 91
12052 – NEIVE (CN)

Contatti
+39 0173 677139
info@distilleriaromanolevi.com
www.distilleriaromanolevi.com

Regione: Piemonte

Marolo, 40 anni di spirito del territorio

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Alba, 5 giugno 2017 – Venerdì 23 giugno, Marolo festeggerà 40 anni di attività.
Quattro decadi in cui la distilleria di Alba ha saputo distinguersi per l’alta qualità delle grappe prodotte dalle straordinarie uve delle colline Patrimonio Mondiale dell’Umanità e delle migliori zone vitivinicole d’Italia. Marolo celebrerà le sinergie, le amicizie e i legami instaurati in tanti anni di lavoro a stretto contatto con le istituzioni, il territorio e i produttori di vino locali, di cui ha sempre distillato lo spirito più autentico.

Sulle ali del Martin Pescatore, icona di Marolo, la distilleria di Alba festeggia quattro decadi di attività tra passato presente e futuro della grappa.

Una storia, quella di Marolo, nata nel 1972 sui banchi della Scuola Enologica, quando Paolo Marolo, il fondatore, cominciò ad insegnare Erboristica e Liquoreria recuperando la lezione di Pinot Gallizio. Nel 1977 nacque la distilleria Santa Teresa e, da allora, il suo alambicco a bagnomaria – tecnica di distillazione ancestrale, artigianale e delicata – non ha mai smesso di funzionare.

Paolo Marolo fu uno dei primi distillatori a capire l’importanza della Grappa di Barolo lasciata affinare per anni in fusti; a sperimentare legni e invecchiamenti; a credere, sopra ogni cosa, nel valore delle grappe «monovigna», ovvero grappe ottenute da singole parcelle ubicate all’interno dei più prestigiosi cru delle Langhe e del Roero.


Una tradizione artigianale e di nicchia che ancora oggi distingue la produzione di Marolo ed è portata avanti dal figlio di Paolo, Lorenzo, entrato in azienda nel 2014, oggi più che mai impegnato nella valorizzazione delle grappe autoctone del Piemonte, in particolare quella di Barolo, fresca del riconoscimento europeo di Indicazione Geografica.

UN INNO ALLA GRAPPA DI BAROLO

Sotto le insegne del Martin Pescatore, etichetta creata dall’artista Gianni Gallo e diventata simbolo della distilleria, i festeggiamenti si svolgeranno in due momenti distinti.

Il primo evento, alla scuola Enologica di Alba, sarà destinato agli esperti del settore e vedrà la presentazione, in anteprima, di un nuovo prodotto a firma Marolo. Si tratta della Grappa di Barolo invecchiata 10 anni in single cask da Barolo Chinato. Un’edizione limitatissima, da collezione, finemente imbottigliata, un vero inno alla grappa 100% piemontese, frutto di un lungo lavoro di ricerca e valorizzazione.

«Perché affinare la grappa di Barolo in fusti di distillati stranieri come cherry o whiskey quando abbiamo la tradizione e il know how per radicare questa grappa territorialmente?», racconta Lorenzo Marolo. «È questa la domanda che ci ha spinti a sperimentare importanti invecchiamenti in botti di Barolo Chinato, vino fortificato che noi stessi produciamo. Le grappe ottenute, in un numero limitato di sole duemila bottiglie, sono un inno alla piemontesità della Grappa di Barolo che proprio in questi mesi festeggia il riconoscimento dell’Indicazione Geografica. Una produzione esclusiva, iperselezionata, per chi vuole conoscere una Grappa di Barolo 100% autoctona».

Alla presentazione della nuova grappa, seguirà una verticale di Grappe di Barolo invecchiate 27 anni, da vinacce di diversi millesimi: il 1983, il 1987 e il 1989. La degustazione tecnica sarà a cura di Luigi Odello, presidente del Centro Studi Assaggiatori di Brescia, uno dei più importanti centri di analisi sensoriale e organolettica d’Italia.

La festa proseguirà nei locali della distilleria di Marolo, in Corso Canale, dove gli invitati potranno scoprire i metodi artigianali e le esclusive lavorazioni attraverso cui Paolo Marolo e suo figlio Lorenzo danno vita ai loro prodotti.

IL FUTURO DELLA GRAPPA

I 40 anni della distilleria Marolo segnano il lancio di un ambizioso e innovativo progetto. Quello di portare la grappa di Barolo direttamente sul territorio di produzione, attraverso il coinvolgimento del turismo enogastronomico. Marolo svelerà in anteprima i piani e i rendering della prima struttura d’accoglienza dedicata alla Grappa di Barolo e all’invecchiamento dei suoi cru. Un resort progettato dallo studio d’architettura De Abate, celebre per i suoi visionari interventi sul territorio delle Langhe, nel pieno rispetto del paesaggio.

Il boutique hotel, che sorgerà nel centro storico di Barolo e i cui lavori inizieranno a fine anno, vedrà la realizzazione di una piazza interna al paese dove sorgerà una particolare struttura di cristallo. Dalla forma poligonale e sinuosa, sarà costituita di tanti elementi quante sono le Menzioni Geografiche Aggiuntive del Barolo, i cui nomi verranno ivi incisi: un tributo alle colline Patrimonio Mondiale dell’Umanità e ai cru del Re dei vini. Questo suggestivo elemento architettonico valorizzerà la sotterranea cantina di affinamento delle grappe, dove gli ospiti scopriranno come lo spirito del Barolo si eleva sotto sfumature complesse e sempre diverse.

«I festeggiamenti per i nostri 40 anni non celebrano un punto di arrivo», precisa Lorenzo Marolo, «piuttosto l’inizio di una nuova avventura in cui la grappa parlerà a 360 gradi del proprio territorio, attraverso forme finora inedite. Legare la grappa alle proprie radici è sempre stato l’obbiettivo di mio padre e, credo, sarà l’operazione vincente per un futuro in cui le grappe saranno una nicchia rivolta ad un pubblico sempre più esigente, che cercherà qualità e produzioni legate in maniera univoca alla tradizione e alle zone d’origine».

L’AMARO ULRICH

Una territorialità che Marolo rilancia anche nella produzione di liquori. Durante i festeggiamenti sarà possibile degustare l’Amaro Ulrich, uno dei più tipici amari di Torino, che, grazie ad un accordo con la Paladin Pharma, Marolo ha riportato recentemente alla luce. L’Amaro Ulrich è un infuso di 19 erbe e fiori ottenuto secondo la ricetta originale elaborata dal celebre botanico Domenico Ulrich, fondatore, nel 1854, dell’omonima azienda. Riscoperto da Marolo, l’Amaro Ulrich prosegue la lunga tradizione erboristica subalpina, valorizzando i sapori e i profumi delle essenze autoctone come il genepì, la genziana e l’anice.

Marolo. Grappe pregiate invecchiate. Marolo Distilleria Alba. Distilleria Santa Teresa ad Alba: dal 1977, la famiglia Marolo produce grappe da nobili vitigni piemontesi: l’innovazione incontra la tradizione. www.marolo.com

Duecento anni di sigaro toscano e tutti i suoi estimatori celebri

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Anche le donne uccidono. Non per questo si deve smettere di frequentarle. Anzi. Morir d’amore (mourir d’aimer) è una cosa stupenda. Credete a chi c’è passato. Quando, in paradiso, troverò quell’incompetente che ha imposto il terrorismo salutistico sulle scatole di sigari, giuro che l’ammazzo. Passi per le sigarette, che hanno la carta. Passi per gli Avana (o Habana) che sono sempre uguali (quelli della stessa marca e tipo, si capisce). Passi per i Brissago, ricordati da Eugenio Montale in una mestissima poesia: Parole. I Davidoff? Macché Davidoff. Ma il Toscano non meritava proprio un simile oltraggio. Il Toscano è vario, ineguale, sente l’aria intorno, ripropone il profumo del tempo. Basta così.

Quest’anno si festeggia il bicentenario della sua nascita. Il Signore si era dimenticato, venerdì sera tardi, di inventarlo. Il giorno dopo era di riposo. Quello dopo ancora gli era passato di mente perché c’erano già tante cose meravigliose da seguire, tra quelle che aveva fatto. Così nel 1815 – «Ai tuoi occhi, Signore, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, * come un turno di veglia nella notte», canta il salmista. Dove? Salmo 89 – mandò un acquazzone a bagnare il tabacco steso ad asciugare e oplà: ecco il toscano. L’ottavo giorno, come avrebbe poi scritto Thornton Wilder.

Volete saperne di più su questa meraviglia del creato? Andate qui: è il resoconto di una mostra romana del 2011, adesso visitabile in un libro. Oppure qui per le informazioni più tecniche.

Il Toscano

Noi, per fargli festa, abbiamo diramato un invito ai suoi amici ed estimatori che sono, presi un po’ a caso, i signori:

  • Giuseppe Verdi, musicista emerito.
  • Giacomo Puccini, musicista come il precedente, ma di diverso tenore. Colpevole, ai nostri occhi, di aver fumato anche sigarette. Perdonato per l’occasione.
  • Pietro Mascagni, noto autore di Cavalleria Rusticana. Dunque musicista anche lui, ma solo per così dire.
  • Arturo Toscanini, il più grande fra i direttori d’orchestra di tutti i tempi. (Ovviamente questo è quel che pensiamo noi. Gli altri possono pensare quel che gli pare).
  • Luciano Berio, ma qui son tutti musicisti? No. Però anche Luciano Berio è uno dei grandi compositori del Novecento. Non a tutti piace, ma ciò non toglie che sia un grande, grandissimo.
  • E infine Tommaso Salvini, grande tenore morto nel 1915 che, bontà sua, fumava i toscani sostenendo che gli facevano bene alla gola. Forse sognava di diventare come Tom Waits, se la cronologia non gliel’avesse impedito

Poi ci sono i politici, tra i quali:

  • Giuseppe Garibaldi, noto terrorista, ricercato in mezzo mondo, poi divenuto senatore del Regno d’Italia. Morto a Caprera, ma di vecchiaia.
  • Rocco Buttiglione, filosofo, uomo politico. Ogni tanto compare in televisione.
  • Fausto Bertinotti, uomo politico, non filosofo, scomparso dai teleschermi dopo aver perso tragicamente le elezioni, anni fa. Sua moglie dice che ama leggere san Paolo nonostante sia ideologicamente di tutt’altra parrocchia.
  • Umberto Bossi, detto Il Senatùr, amico di Silvio Berlusconi, fondatore della Lega Lombarda, inventore del celodurismo, padre del più noto Bossi Renzo, detto il Trota.
  • Pier Luigi Bersani, uomo politico tra i più seri e preparati, Presidente della Regione Emilia-Romagna dal 1993 al 1996, segretario del PD dal 2009 al 2013, e altro.

Tra gli artisti non musicisti:

  • Il primo degli invitati è Amedeo Modigliani, al quale è stato dedicato ufficialmente un sigaro. Il Toscano Modigliani, appunto.
  • Carlo Levi, pittore oltre che scrittore. Tra i suoi libri: Cristo si è fermato a Eboli, La doppia notte dei tigli, Le parole sono pietre, Il futuro ha un cuore antico.
  • Mario Soldati, scrittore, regista, autore di memorabili trasmissioni quando la nostra televisione era ancora bambina, suocero di Stefania Sandrelli, inventore del Toscano Garibaldi. Non potendo fare a meno di fumare, quando i medici gli imposero la più rigorosa astinenza si inventò un marchingegno a pompetta col quale teneva acceso un sigaro per sentirne almeno il profumo. Non ebbero cuore di dirgli che il fumo passivo è peggio dell’altro.
  • Georg Grosz, pittore e grafico (grandissimo) tedesco poi naturalizzato americano. Tornato a Berlino dopo la guerra, morì lì all’età di 65 anni perché, ubriaco fradicio, aprì la porta della cantina – interrata – invece di quella di casa. Precipitò per le scale e morì. Non risulta che sulle scale tedesche sia scritto: Attenzione, la cantina uccide.
  • Federico Zeri, che dire di lui? che sapeva tutto dell’arte. Tutto e qualcos’altro. Poi venne Sgarbi.
  • Carlo Bo, critico e studioso di letteratura, Rettore della Libera Università di Urbino per anni. Personaggio spigoloso di cui Giovanni Papini – scrittore alquanto polemico – ebbe a dire che aveva l’ingegno più corto del cognome. Invidia.

I giornalisti non li vogliamo.

  • Però Gianni Brera, almeno, bisogna ricordarlo. Fu un grande inventore di parole per il calcio. La più famosa di tutte è “abatini”, per indicare alcuni giocatori che si muovevano sul campo con fragile eleganza.
  • E Giuliano Ferrara, se non altro per la sua mole e la barba che ricorda l’effigie stampata sui Garibaldi.

Cinema.
Nei nostri anni il Toscano più famoso è quello di Clint Eastwood in Per un pugno di dollari. Ma qui trovate la galleria di tutti gli altri, compreso il Principe Salina – il Gattopardo Burt Lancaster – e Totò, che in La banda degli onesti va a comperare un sigaro per cambiare le diecimila lire false. Qui è però ripreso in un altro film, perché nel precedente non fuma. Trovate anche una foto in cui il regista Alberto Lattuada accende un ammezzato a una signora non identificata. Perché anche le donne fumano il Toscano. Nei nostri giorni si è convertita a questa religione la cantante Nada (quando era giovane), cioè Nada Malanima come si presenta adesso.

Qui c’è invece una galleria di personaggi comuni sparsi negli anni. Meravigliosi.

Non potevamo concludere questa carrellata senza citare don Luigi Giussani, grande estimatore del Toscano e altresì fiero oppositore delle scritte terroristiche sulle scatole. E don Gallo? anche don Gallo. Par condicio.

Né si può evitare il ricordo di un celebre testo poetico di derivazione (probabilmente) surrealista, in seguito musicato a delizia dell’infanzia nostra e di tanti altri:

La barchetta in mezzo al mare
è diretta a Santa Fè
per andare a caricare
mezzo chilo di caffè

La comanda un capitano
dalla barba rossa e blu
fuma il sigaro toscano
e proviene dal Perù.

 

 

 

 

 

Fonte: Bergamopost

gràp·pa

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La grappa è un’acquavite prodotta da vinaccia ricavata da uve prodotte e vinificate esclusivamente in Italia, distillata solo sul territorio nazionale.

Il distillato di vinacce prodotti in altri paesi europei non può essere chiamato grappa, ma assume altri nomi tipici protetti facenti parte della categoria “Acquavite di vinaccia”, ad esempio: la più conosciuta è quella della Germania chiamata Schnaps, in Francia è detta Marc, in Portogallo è chiamata Aguardente Bagaceira, in Spagna Aguardiente de Orujo e in Grecia Τσικουδιά/Tsikoudia. Poiché la legislazione europea non è applicabile nell’Uruguay, questa nazione adotta un termine molto simile: grappamiel, cioè grappa con miele.

La grappa deriva dalla distillazione delle vinacce, ottenute quindi dalla svinatura di vini rossi. In questo caso le vinacce sono già fermentate, quindi pronte per essere distillate. Vi sono però altre 2 tipologie di vinacce con cui ottenere la grappa:

  • Vinacce semi-vergini, ottenute nella vinificazione in rosato; medesimo risultato si ottiene dalle vinacce di vini dolci;
  • Vinacce vergini, ottenute dalla “sgrondatura” nella vinificazione in bianco per ottenere vini bianchi. In questo caso, le vinacce non hanno subito alcuna fermentazione significativa.

Le vinacce vergini o semivergini devono essere obbligatoriamente fermentate prima di dare avvio alla distillazione in quanto la grappa si ottiene unicamente da vinacce fermentate.

Grappe di qualità elevata richiedono che si separino, prima della distillazione, i vinaccioli. A maggior ragione, è molto raro che una distilleria lasci, anche parzialmente, i raspi insieme alle vinacce.

Non bisogna confondere la grappa, che è un distillato di vinacce fermentate, con l’acquavite d’uva, che è un distillato di mosto. Allo stesso modo, la grappa non è un distillato di vino (Brandy se invecchiato in legno e cognac o armagnac se francese). Quindi distillato di vinacce, distillato di mosto (d’uva) e distillato di vino sono tre bevande alcoliche diverse.

Il nome deriva con ogni probabilità dal termine graspa con cui è chiamata nel veneto e nelle aree venetofone delle regioni vicine. “Graspa” deriva appunto da “graspo” che in veneto, significa “tralcio d’uva”. Non vi è alcuna relazione con il monte Grappa, e quindi neppure con Bassano del Grappa, dove pur si trovano alcune delle più celebri distillerie della regione.
Il contenuto alcolico può variare tra il 37,5% e 60% in volume, raggiunto direttamente, nel caso delle grappe “pieno grado”, oppure aggiungendo acqua, solitamente demineralizzata, nella giusta percentuale e in proporzione al prodotto della distillazione.

La grappa può essere classificata in base all’affinamento e/o lavorazioni che seguono la distillazione:

  • Giovane, non invecchiata;
  • Aromatica, derivante da uve aromatiche quali Brachetto, Malvasia, Moscato e Traminer aromatico;
  • Invecchiata, minimo 12 mesi in botti di legno sotto controllo ex UTF, oggi Agenzia delle Dogane;
  • Riserva Invecchiata o Stravecchia, minimo 18 mesi in botti in legno sotto controllo UTF.

Con il decreto Mipaaf del febbraio 2016 la dicitura “barricata” o “barrique” viene data solo ai prodotti sotto controllo UTF in recipienti che stiano almeno metà del tempo di invecchiamento in contenitori di capacità ridotta;
Aromatizzata, con l’aggiunta di aromatizzanti naturali, come erbe, radici o frutti o parte di esse.
Ovviamente le classificazioni possono coesistere. Per esempio una grappa può essere giovane e nello stesso tempo, aromatica.
Un secondo modo per classificare le grappe in base a come vengono distillate le vinacce:
grappa di monovitigno, se la grappa ottenuta proviene da una singola varietà di vinaccia;
grappa mista, se la grappa ottenuta contiene percentuali diverse di più varietà di vinacce.
Il termine “affinata” non dà nessuna indicazione del tempo di giacenza nei legni e sono solo per grappe non sotto controllo UTF. Questa rappresenta una garanzia della distilleria dove il periodo di giacenza è indicato sull’etichetta.

Le grappe di alta qualità vengono servite tutte a temperatura ambiente per esaltarne al meglio i profumi ed il sapore. Spesso, per mode locali o per mascherare prodotti mediocri, la grappa viene servita fredda o da freezer, come accade per altri distillati come la vodka. La qualità della grappa, come accade per il vino, dipende dal tipo e dalla qualità delle uve usate, ma anche dall’impianto di distillazione e dalle capacità tecniche del mastro distillatore. Le grappe vengono prima invecchiate in botti dette “Pilata”, poi dopo due anni passano in botti di rovere.

I metodi di distillazione si sono sviluppati tra l’VIII e il VI secolo a.C. in Mesopotamia e furono presto applicati al vino per la preparazione dell’acquavite. Questi processi vengono citati dagli alchimisti a partire dal XII secolo d.C. Anche la distillazione dalle vinacce ha probabilmente origini storiche molto lontane. Secondo una leggenda, si attribuisce ad un legionario romano del I secolo a.C., dopo il suo ritorno dall’ Egitto, di aver trafugato un impianto di distillazione, e di aver iniziato la produzione di un distillato dalle vinacce di un vigneto di cui era assegnatario in Friuli usando le tecniche apprese. Lo storico Luigi Papo fa risalire la prima produzione in Friuli nel 511 d.C. ad opera dei Burgundi, che dalla vicina Austria, durante una breve installazione a Cividale applicarono le loro tecniche usate nella distillazione da sidro di mele alla distillazione a partire da vinacce, ottenendo quindi la grappa. La nascita della Distilleria Nardini, a Bassano del Grappa nel 1779 determinò una vera e propria rivoluzione e segnò l’inizio della distillazione moderna in Italia, attraverso l’introduzione del metodo di distillazione “a vapore”.

Nel Trentino, fino agli anni cinquanta, la tecnica più praticata era la distillazione a fuoco: si riscaldano le vinacce con il fuoco portandole ad ebollizione e ottenendo l’alcool sotto forma di gas, successivamente condensato. Inizialmente la condensazione veniva fatta a temperatura ambiente, in seguito con il miglioramento della tecnica si introdusse il riscaldamento e la conseguente condensazione ad acqua. L’evoluzione della distillazione verso sistemi moderni fu rapida. Gli impianti di distillazione a metodo discontinuo sia a vapore che a bagnomaria permisero la produzione di grappe di qualità migliori. Questi impianti consentono di selezionare le singole partite di vinaccia e di grappa.
Fino agli anni settanta del Novecento, le grappe classiche erano prodotte da vinacce indifferenziate. Solo un’azienda piemontese, la Distilleria Bocchino di Canelli, nel cuore dell’astigiano, produceva dal 1898 una grappa da sole vinacce di moscato, abbondanti nella zona. L’idea del fondatore, Carlo Bocchino, fu quella di utilizzare per la distillazione queste profumate ed abbondanti vinacce, le quali, solitamente, venivano abbandonate lungo il greto del torrente Belbo che attraversa per l’appunto l’abitato di Canelli.

L’idea di produrre una gamma di grappe cosiddette monovitigno, ovvero prodotte da un’unica tipologia di uva, ha di fatto cambiato la percezione della Grappa, elevandola da prodotto di basso livello a distillato di pregio. Questa “svolta copernicana” si deve alla famiglia Nonino che nel 1973 registra il termine monovitigno. Agli stessi Nonino si deve nel 1984 la nascita dell’ acquavite d’uva, distillata dall’uva, intesa come frutto.

Fonte: Wikipedia

Botte di Grappa personale

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Per celebrare la nascita di un proprio caro o un altro lieto evento puoi far invecchiare una buona Grappa di quell’annata speciale nella tua botte, conservarla nella cantina della distilleria e imbottigliarla quando vuoi.

Partendo dalla sua tradizione familiare, la famiglia Soldatini, proprietaria della Distilleria Gualco, offre questo servizio particolare.
La quantità minima consigliata è di 50 litri.

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